74.1.2 All. Betulion pubescentis Lohmeyer & Tüxen ex Scamoni & Passarge 1959

Sinonimi

[Pinion medioeuropeum Libbert 1932 (art. 34), Betulion pubescentis Lohmeyer & Tüxen in Tüxen 1955 nom. nud. (art. 2b, 8), Betulion pubescentis Lohmeyer & Tüxen ex Oberdorfer 1957 nom. inval. (art. 2d, 3d), Ledo- Pinion Tüxen ex Passarge 1961, Vaccinio-Betulion pubescentis Ellenberg & Klötzli 1972 (art. 3b), Piceo- Vaccinienion uliginosi Oberdorfer 1992 nom. inval. (art. 2d, 3o, 5) [Piceo-Vaccinienion uliginosi Seibert in Oberdorfer 1990 nom. nud. (art. 2b, 8)] (corresp. name)]

Riferimento del Tipo (holotypus e diagnosi)



Definizione e descrizione (declaratoria)

Alleanza che riunisce le comunità forestali che si sviluppano su suoli torbosi, umidi e molto acidi, e colonizzano le torbiere senescenti e le paludi acide delle zone boreali, sub-boreali e temperate.

Definizione e descrizione inglese

This alliance includes forest communities that grow on moist, highly acidic, peaty soils. These communities colonize senescing peatlands and acidic swamps in the boreal, sub-boreal and temperate areas.

Ecologia

Betuleti a Betula pubescens che si sviluppano su suoli torbosi ed, in generale, umidi e molto acidi. Spesso queste formazioni si sviluppano per alterazione delle torbiere, come quando vengono scavate le torbe, che poi evolvono successivamente in peccete.

Distribuzione

Le comunità di questa alleanza hanno baricentro prevalentemente nell'Europa centro-settentrionale e orientale ma si sviluppano anche sulle Alpi.

Struttura della vegetazione e composizione floristica

Pinete a bassa produttività in cui lo strato arboreo è rado e costituito da individui di pino stentati e di taglia modesta (circa 10 m). Il sottobosco è formato da un denso strato di sfagni (Sphagnum magellanicum, S. recurvum subsp. angustifolium, S. capillifolium).


Contesto paesaggistico e sinsistema di riferimento

I betuleti primari su torbiera si insediano sulle torbiere alte o di transizione acidofile ove lo strato di torba è più consistente e meno alterato; dal punto di vista sindinamico, possono derivare da formazioni dell’alleanza Rhynchosporion, da magnocariceti (Magnocaricion elatae) o da comunità attribuibili allo Sphagnetum magellanici, attraverso stadi non sempre ben conosciuti. È nota la serie di vegetazione descritta per il M. Barco: Serie alpica, edafica, acidofila della betulla pubescente (Vaccinio uliginosi-Betuleto pubescentis sigmetum), così articolata: foresta di betulla pubescente (Vaccinio uliginosi-Betuletum pubescentis); prato torboso a Carex lasiocarpa (Caricetum lasiocarpae); prato torboso a Rhynchospora alba(Rhynchosporetum albae); sfagneta a Sphagnum magellanicum (Sphagnetum magellanici).

Le formazioni a pino silvestre su torba sono legate alla presenza di torbiere di interrimento ben sviluppate, con vegetazione dominante riconducibile a quella delle torbiere alte. Le pinete del Molinio-Pinetum in Trentino-Alto Adige derivano quasi sempre dal molinieto a giunchi (Junco-Molinietum) e in alcuni casi dallo Schoenetum ferruginei; è nota la serie di vegetazione descritta per il M. Barco: Serie edafoigrofila turficola subacidofila del pino silvestre (Molinio-Pineto sigmetum), così articolata: foresta di pino silvestre (Molinio-Pinetum sylvestris); Molinieto a giunchi (Junco-Molinietum); prato a Schoenus ferrugineus (Schoenetum ferruginei); prato a Carex lasiocarpa (Caricetum lasiocarpae).

Le peccete su torbiera si sviluppano su torba e presentano affinità con la taiga delle zone boreali; in Italia trovano condizioni di sviluppo sul bordo esterno delle torbiere acide di interramento o in condizioni ove si possono accumulare strati di torba (selle, pianori, ecc.). Il mosaico è occupato in gran parte dalle associazioni Sphagnetum magellanici ed Eriophoro-Trichophoretum caespitosi. Questa tipologia di vegetazione rappresenta un climax edafico su suoli torbosi acidi e costituisce la testa della Serie turficola dell’abete rosso, per la quale si ipotizzano le seguenti tappe: foresta turficola di abete rosso (Sphagno girgensohnii-Piceetum); sfagneta a Sphagnum magellanicum (Sphagnetum magellanici).


Habitat di riferimento (sensu Direttiva Habitat e classificazione EUNIS)

Livello di conservazione e gestione

Il livello di conservazione non è soddisfacente per il fatto che si tratta di formazioni molto ridotte di estensione e isolate (elemento che accomuna tutte le comunità di torbiera). È possibile rilevare esempi di buona qualità strutturale e composizionale mentre in altri casi si assiste ad una banalizzazione a causa di trasformazioni finalizzate alla bonifica per fini agricoli e selvicolturali.

In termini gestionali è opportuno conservare queste cenosi e studiarne la dinamica. In alcuni casi può risultare necessario un intervento attivo finalizzato all’eliminazione dello strato arboreo, al fine di evitare che la dinamica successionale porti alla scomparsa della torbiera stessa.

Presenza nei parchi nazionali

Gran Paradiso
Val Grande
Stelvio - Stilfserjoch
Dolomiti Bellunesi
Cinque Terre
Appennino Tosco-Emiliano
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Arcipelago Toscano
Monti Sibillini
Gran Sasso e Monti della Laga
Majella
Abruzzo, Lazio e Molise
Circeo
Gargano
Vesuvio
Alta Murgia
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese
Pollino
Sila
Aspromonte
Gennargentu
Asinara
Arcipelago di La Maddalena

Bibliografia

    Blasi C. (ed.), 2010. La Vegetazione d’Italia. Palombi & Partner S.r.l. Roma.

    Blasi C. (ed.), 2010. La vegetazione d’Italia, Carta delle Serie di Vegetazione, scala 1:500 000. Palombi & Partner S.r.l. Roma.

    Géhu J-M., 2006. Dictionnaire de Sociologie et Synecologie Vègètales. J.Cramer edit., Berlin - Stuttgart.

    Minghetti P., 2003. Le pinete a Pinussylvestris del Trentino-Alto Adige (Alpi italiane): tipologia, ecologia e corologia. Braun-Blanquetia 33

    Mucina L, Grabherr G, Ellmauer T. (eds.). 1993. Die Pflanzengesellschaften Österreichs. Teil I-III. Gustav Fischer Verlag, Jena.

    Theurillat J-P., Aeschimann D., Kšpfer P., Spichiger R., 1995. The higher vegetation units of the Alps. Coll. Phytosoc. XXIII: 189-239