74.1.1 All. Piceion excelsae Pawlowski in Pawlowski, Sokolowski & Wallisch 1928

Sinonimi

[Vaccinio-Piceion Br.-Bl. in Br.-Bl., Sissingh & Vlieger 1939 nom. illeg. (art. 29), Piceion excelsae Luquet 1926 nom. nud. (art. 2d, 3f) p.p.]

Riferimento del Tipo (holotypus e diagnosi)

Piceetum excelsae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928


Definizione e descrizione (declaratoria)

Comunità dei boschi di conifere a dominanza di Picea abies (peccete), di Larix decidua (lariceti), di Pinus cembra (cembrete) e di Abies alba (abetine), che si sviluppano nelle zone montane e subalpine, su suoli acidi ed oligotrofici.

Definizione e descrizione inglese

Coniferous forest communities, dominated by Picea abies, Larix decidua, Pinus cembra or Abies alba, that grow in the montane and subalpine areas on acidic and oligotrophic soils.

Ecologia

Foreste di conifere montane e subalpine su suoli acidi e oligotrofici. Comprende le peccete, i lariceti, i cembreti e le abietine. I lariceti sono caratteristici delle quote più elevate, fino al limite superiore del bosco. Le peccete pure sono diffuse sia sui substrati carbonatici (Adenostylo glabrae-Piceetum) sia silicatici (Homogyno-Piceetum). Non infrequenti sono anche le formazioni miste di abieti-peccete , prevalentemente su suoli silicatici.

Distribuzione

Comunità delle Alpi, Pirenei e Giura, più sporadica nei Vosgi.

Struttura della vegetazione e composizione floristica

Sono boschi di conifere in cui dominano prevalentemente Pinus cembra, Picea excelsa o Larix decidua. Le abetine e le peccete sono generalmente boschi chiusi, dove lo strato arbustivo è poco rappresentato. I lariceti sono spesso boschi aperti, caratterizzati da una notevole copertura arbustiva ed erbacea. La rinnovazione, in ragione delle spiccate caratteristiche di eliofilia, appare quindi difficile, soprattutto nelle stazioni dove la copertura erbacea risulta essere molto densa. Nel passato i Lariceti sono stati intensamente modificati dall’azione dell’uomo. L’influenza antropica è stata di tipo diretto ed è spesso consistita in tagli a raso finalizzati all’ampliamento delle aree destinate a pascolo. L’effetto macroscopico di tale pratica è stato l’abbassamento del limite altitudinale del bosco che in alcune zone della Valle d'Aosta si attesta attualmente attorno ai 1500-2000 metri di quota. Parallelamente è avvenuta anche una significativa alterazione della composizione floristica sia a seguito del taglio selettivo di alcune specie arboree sia a causa della diffusa pratica del pascolamento in bosco. L’attuale riduzione della pressione agropastorale consente una graduale ricolonizzazione delle aree un tempo intensamente pascolate.


Contesto paesaggistico e sinsistema di riferimento

Le foreste di conifere dell'alleanza Piceion excelsae sono formazioni stabili e climaciche.

Nella loro fascia di pertinenza, le peccete sono formazioni zonali, mature, anche quando sono localizzate su suoli più primitivi, avendo l’abete rosso una notevole capacità colonizzatrice nei distretti climatici in cui rivela la sua netta prevalenza. Considerando le numerose situazioni che possono condurre verso lo stadio seriale più maturo, si dovranno distinguere situazioni montane endalpiche in cui la pecceta è preceduta da fasi di pineta a pino silvestre, oppure su prati abbandonati poi colonizzati da larice in cui Picea entra più o meno facilmente, da situazioni subalpine, verso il limite del bosco, in cui, a parte i contatti con larici-cembreti, la pecceta può impostarsi su vari tipi di arbusteto, dalle mughete al rodoreto, all’alneta di ontano verde. Nella fascia montana, inoltre, la pecceta può sostituire progressivamente l’Alnetumincanae, presso i torrenti, laddove per varie motivazioni non si verifichino apporti alluvionali tali da ringiovanire continuamente il suolo. Non mancano, peraltro, comunità di pecceta che vanno considerate stadi preclimatogeni che, a maturità, lasciano spazio agli abieteti. Si osserva regolarmente questo fenomeno nei fondovalle freddi e negli altopiani, o anche nelle conche doliniformi. Il miglioramento climatico e anche la formazione di suoli più maturi (gestione selvicolturale permettendo) consente la progressiva evoluzione verso cenosi meno monospecifiche. Le interazioni con il faggio, almeno nella grande maggioranza dei casi, sono il frutto di tradizionali e secolari interventi. Sui substrati di natura silicatica l’abete rosso è frequentemente prevalente nell’area del faggio, sostituendo, di fatto, i luzulo-faggeti. Sono state osservate colonizzazioni dirette di abete rosso su nardeti e altri tipi di prato o di pascolo, magro e acido. Non meno note sono le progressioni della Picea in ambiti torbosi, con o senza sfagni.

I boschi di larice possono assumere un carattere di comunità durevole, soprattutto nelle Alpi orientali ove la concorrenza dell'abete rosso è rilevante. I contatti con le peccete sono spesso evidenti e si riscontrano varianti altitudinali. A parte l’influenza del pascolamento e delle attività antropiche, si verificano anche fenomeni naturali, collegati a innevamento e apporti detritico-colluviali, che favorendo il ringiovanimento dei suoli accrescono la competitività del larice. La presenza del pino cembro, in alcuni distretti ostacolata in quanto poco favorevole al pascolo, corrisponde a situazioni più vicine a quelle naturali. Non mancano, peraltro, aspetti in cui sia larice che pino cembro colonizzano direttamente versanti rupestri e, soprattutto il larice, falde detritiche e massi grossolani stabilizzati. I contatti più frequenti, in relazione ai tipi presenti, sono quelli con gli arbusteti a Alnusviridis (buona disponibilità idrica e di nutrienti), a Rhododendronferrugineum, a Juniperus nana e ad Arctostaphylos uva ursi e/o Juniperus sabina. Si segnalano, inoltre, stadi di larici-cembreto subalpino (m 1800-2000) in cui, con Picea quasi assente, o al massimo accessoria, è vitale e ben rappresentato l’abete bianco (nel sottobosco a Rhododendronferrugineum, con o senza Alnusviridis). L’abbandono di pascoli e prati sta favorendo ricolonizzazioni su vasti comprensori, soprattutto da parte del larice. Si è notato, peraltro, che nelle aree dove il portaseme non manca, anche il cembro svolge egregiamente la funzione di diretto colonizzatore di praterie e pascoli.

I boschi di Picea excelsa e Larix decidua in Lombardia si rinvengono intercalati a formazioni di orlo dell’ Agrostion schraderanae e di mantello del Sambuco- Salicion (Piceo- Sorbetum aucupariae). In contatto con le larici-cembrete vi sono i rodoreti del Vaccinio-Rhododendretum ferruginei. Le peccete a Picea excelsa e Luzula nivea si collegano dinamicamente con gli orli a Calamagrostis villosa e i mantelli del Rododendro ferrugineae-Pinetum prostratae, nonchè con i pascoli del Nardion strictae ; i boschi di Abies alba e Picea excelsa si collegano invece con gli orli dell’Adenostylion e con i mantelli del Sambuco- Salicion (Rubetum idaei, Piceo- Sorbetum aucupariae) e con i prati del Trisetetum flavescentis.


Habitat di riferimento (sensu Direttiva Habitat e classificazione EUNIS)

  • 9410 Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea)

Livello di conservazione e gestione

Il livello di conservazione è nella gran parte dei casi buono, in particolare per le formazioni subalpine o altomontane. A quote minori molte formazioni sono state modificate per fini selvicolturali favorendo l’abete rosso a scapito delle altre conifere, e questo ha ridotto la diversità composizionale e strutturale di queste comunità.

In termini gestionali è necessario assecondare in alcuni contesti non più pascolati o gestiti dall’uomo la dinamica vegetazionale al fine di recuperare le formazioni legnose precedentemente eliminate. Tale azione non deve però portare alla scomparsa delle zone aperte montane, le quali hanno comunque un’importanza notevole in termini naturalistici e paesaggistici. Relativamente alle formazioni forestali gestite per fini selvicolturali è opportuno recuperare o mantenere la maggiore ricchezza possibile in termini di specie legnose, anche ai fini dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Presenza nei parchi nazionali

Gran Paradiso
Val Grande
Stelvio - Stilfserjoch
Dolomiti Bellunesi
Cinque Terre
Appennino Tosco-Emiliano
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Arcipelago Toscano
Monti Sibillini
Gran Sasso e Monti della Laga
Majella
Abruzzo, Lazio e Molise
Circeo
Gargano
Vesuvio
Alta Murgia
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese
Pollino
Sila
Aspromonte
Gennargentu
Asinara
Arcipelago di La Maddalena
XXXX

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