48.1.2 All. Rhododendro ferruginei-Vaccinion myrtilli A. Schnyd. 1930

Sinonimi

[Rhododendro-Vaccinion Br.-Bl. in Br.-Bl. & Jenny 1926 nom. nud. (art. 2b, 8) (‘Rhodoreto-...’ art. 41b), Rhododendro-Vaccinion G. Braun-Blanquet & Br.-Bl. 1931 nom. illeg. (art. 29) (‘Rhodoreto-...’ art. 41b), corresp.: Rhododendro-Vaccinienion Br.-Bl. in Br.-Bl., Sissingh & Vlieger 1939]

Riferimento del Tipo (holotypus e diagnosi)

Rhododendretum ferruginei Rübel 1911


Definizione e descrizione (declaratoria)

Comunità arbustive solitamente dominate da specie del genere Rhododendron, con o senza Pinus mugo s.l., acidofile, da mesofile a xerofile, diffuse sulle Alpi, nei piani bioclimatici a termotipo orotemperato e criorotemperato inferiore, con ombrotipo da umido a iper-umido.

Definizione e descrizione inglese

Acidophilous, mesophilous and xerophilous shrub communities typically dominated by Rhododendron species, with or without Pinus mugo s.l. This vegetation is spread throughout the Alps, in the orotemperate and lower cryorotemperate thermotypes, with humid to hyperhumid ombrotypes.

Ecologia

Comunità subalpine acidofile dei versanti ombrosi. Sono formazioni arbustive che si sviluppano su suoli acidi mediamente evoluti da mesici a xerici. Sono ricorrenti tre aspetti in particolare: quello mesico su suoli profondi ad innevamento prolungato dominato da Rhododendron ferrugineum, quello più aridofilo, su versanti a breve innevamento, con Pinus mugo e quello con Calluna vulgaris.

Distribuzione

Comunità distribuite dai Pireni ai Balcani. In Italia si rinviene sulle Alpi ed in comunità relittuali nell’Appennino settentrionale.

Struttura della vegetazione e composizione floristica

Sono formazioni di arbusti prostrati tra cui dominano diverse specie di ericacee, la più frequente delle quali è Rhodedendron ferrugineum, seguita dai mirtilli (Vaccinium sp. pl.). Comprendono anche le formazioni azonali a Pinus mugo ssp. uncinata.


Contesto paesaggistico e sinsistema di riferimento

Le formazioni del Rhodendro-Vaccinion costituiscono la fascia climacica nel piano subalpino e alpino inferiore, dei rilievi acidi, pertanto, in assenza di perturbazioni, sono destinate a non subire modificazioni. Sono formazioni pioniere favorite dalla persistenza di fattori limitanti (crinali ventosi, versanti ripidi, innevamento prolungato, acidità del suolo, aridità, ecc.). Spesso appaiono come stadi di incespugliamento dei pascoli abbandonati (ad. es. nardeti), con cui instaurano rapporti dinamici. L’intervallo di tempo necessario per il recupero delle praterie di sostituzione, una volta abbandonate dal pascolo, soprattutto quelle dei vaccinieti, è probabilmente piuttosto lungo in quanto le graminacee che dominano queste associazioni prative, fortemente competitive e dotate di robusti apparati radicali, rendono difficile l’insediamento delle comunità legnose.

A seconda dell’aspetto considerato e delle particolari condizioni stazionali, possono formarsi complessi mosaici o contatti catenali con praterie (curvuleti, festuceti, cariceti, nardeti), saliceti nani delle vallette nivali, rupi casmofitiche, formazioni glareicole, mughete, alneti di ontano verde, peccete, lariceti e cembrete.

Le pinete di pino montano uncinato (Pinus mugo ssp. uncinata) sono formazioni relativamente stabili e lungamente durevoli su suoli che stentano ad evolvere a causa dell’acclività, della presenza di nicchie erosive e per fenomeni che ostacolano la formazione di sacche profonde. Dove quest’ultime, per effetto della morfologia, sono possibili, il larice, ma soprattutto Picea e Pinus cembra, si affermano vigorosamente, ma senza sostituire completamente il pino. I boschi puri di pino uncinato sono, di regola, impostati su terreni più superficiali e primitivi di quelli misti.


Habitat di riferimento (sensu Direttiva Habitat e classificazione EUNIS)

  • 4060 Lande alpine e boreali

Livello di conservazione e gestione

Il livello di conservazione attuale è determinato dal fatto che tali arbusteti in passato sono stati fortemente contratti per favorire il pascolo, originando praterie che, una volta abbandonate, sono state ricolonizzate spontaneamente, seppure con velocità variabile. Attualmente queste comunità sono ampiamente diffuse portando alla scomparsa di numerose praterie, fenomeno che riduce la locale diversità floristica e faunistica.

In termini gestionali è quindi necessario valutare adeguatamente dove assecondare la dinamica successionale e la diffusione degli arbusteti (che in diversi contesti si trasformeranno successivamente in foreste) e dove, viceversa, mantenere le praterie e i mosaici di vegetazione a differente maturità.

Presenza nei parchi nazionali

Gran Paradiso
Val Grande
Stelvio - Stilfserjoch
Dolomiti Bellunesi
Cinque Terre
Appennino Tosco-Emiliano
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna
Arcipelago Toscano
Monti Sibillini
Gran Sasso e Monti della Laga
Majella
Abruzzo, Lazio e Molise
Circeo
Gargano
Vesuvio
Alta Murgia
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese
Pollino
Sila
Aspromonte
Gennargentu
Asinara
Arcipelago di La Maddalena
XXX?X

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